Carenaggio e carenanti


I bacini di carenaggio 1 e 2 tra Molo Guardiano e Calata delle Grazie, a inizi Novecento. Costruiti tra il 1889 e il 1893, dalla struttura in pietra, esistono e funzionano tutt’ora, praticamente immutati. Sono in grado di ospitare navi fino a 130 e 170 metri di lunghezza. Sul fondo si riconosce il promontorio di San Benigno con la Lanterna e il doppio complesso delle caserme // Dry docks 1 and 2 between Molo Guardiano and Calata delle Grazie, in the early 20th century. Built in stone between 1889 and 1893, these docks continue to function, practically unchanged. They can accommodate ships measuring up to 130 and 170 meters in length. In the background, you can see the promontory of San Benigno with the Lanterna and the double compound of military barracks

La manutenzione e riparazione delle navi

Le navi hanno sempre avuto bisogno di interventi speciali di manutenzione soprattutto alla chiglia, costantemente in contatto con l’acqua del mare. Ai carenanti spettava questo compito particolarmente gravoso, in una tradizione già consolidata a fine 1800.

Il bacino di carenaggio è il luogo principale della manutenzione della nave: da qui deriva il nome degli operai addetti a queste operazioni. Si tratta di un’enorme vasca aperta su un lato, in immediata prossimità del mare, in grado di venir svuotata completamente dall’acqua una volta che la nave vi è stata introdotta mediante manovre di particolare precisione.

Nella prassi storica, mentre il pilota impartiva gli ultimi ordini ai marinai, uno o più palombari da una chiatta si calavano nelle acque torbide per verificare come, riducendosi via via il livello del mare che sorreggeva l’imbarcazione, questa si appoggiasse correttamente sui necessari sostegni di legno posti sotto la chiglia. L’operazione di svuotamento del bacino avveniva mediante pompe azionate in funzione dei tempi di lavoro dei carenanti. Era così che questi, posizionati su zattere che poco alla volta si abbassavano (diminuendo l’acqua nel bacino), potevano raschiare le incrostazioni sulla carena: si partiva dalla linea di galleggiamento della nave e si scendeva fino alla parte più bassa dele chiglia. Una volta si lavorava, con immensa fatica, utilizzando bastoni muniti di raspa metallica.

Terminata questa prima fase, con dei rulli veniva stesa una speciale protezione antiruggine (detta ‘bicocco’) e la vernice. Conclusi gli interventi di manutenzione, con un procedimento inverso si riportava la nave alla sua condizione di galleggiamento, reintroducendo piano piano l’acqua marina nel bacino di carenaggio.

Dry docks and dry dockers

Ship maintenance and repair

Ships have always needed special maintenance work, especially on the keel, the part constantly immersed in sea water. The people in charge of this very onerous task are known as dry dockers, a tradition that dates back to the late 1800s.

Their name comes from the area where the maintenance work is executed, the dry dock, a huge basin open on one side, in the immediate vicinity of the sea, which is first flooded, allowing a ship to enter with high precision manoeuvres, and then drained, leaving the ship to rest on a dry platform.

Historically, as the pilot gave the last orders to the sailors, one or more divers would lower themselves from a barge into the murky waters to check that, as the sea level supporting the boat gradually decreased, it rested correctly on the wooden brackets placed under the keel. The emptying of the basin was carried out using pumps which gradually drained the water as the men worked on the keel. These men, known as keelers, worked on rafts that slowly descended the sides of the keel (as the water in the basin decreased), scraping off fouling on the hull: they started from the ship’s waterline and gradually worked their way down to the bottom part of the keel. In those days, the work was executed with immense effort, using sticks fitted with metal rasps.

After this first phase, a special anti-rust protection (called ‘bicocco’) was applied using rollers, after which paint was applied. Once the maintenance work was completed, the ship was returned to its buoyant condition with a reverse procedure, slowly reintroducing the seawater into the dry dock.